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Comunicazione della Giustizia, le regole

Pubblicata

04 Luglio

Anno

2019

Categoria

Consigli

Comunicazione della Giustizia, le regole

Nata dalla necessità di garantire la trasparenza dell'attività degli uffici giudiziari e con l'obiettivo di aumentare la fiducia dell'opinione pubblica, il CEPEJ (Council of Europe European Commission for the efficiency of justice)  ha pubblicato la "Guida alla Comunicazione ai Media ed al Pubblico da parte dei Tribunali e delle procure".

Le linee guida per orientare gli operatori nella comunicazione esterna, si articolano su due direttrici: l'informazione, che riguarda i rapporti con i media, e la comunicazione, che riguarda i rapporti con utenti e cittadini.

Ecco i punti chiave del documento:

Chiarezza

Comunicare la giustizia non significa ricercare consenso, ma costruire fiducia, fiducia che i cittadini devono riporre nell'azione giudiziaria. 

Il primo strumento per costruire fiducia è la trasparenza, è fondamentale veicolare informazioni corrette, evitando manipolazioni, per questo è necessario saper usare parole precise ed appropriate, chiare. Un uso ampio del linguaggio, che sappia semplificare senza banalizzare.

L'atto giudiziario si trasforma così in "atto comunicativo", raccontato e spiegato attraverso i media. 

Strategia

Scegliere con cura le parole significa esprimersi con un linguaggio che non discrimina l'interlocutore, ma che lo include. Perché comunicare la giustizia significa svolgere un servizio a favore dei cittadini. L'obiettivo di comunicazione è informare il pubblico sull'attività giudiziaria nella sua interezza e lo si fa con una pianificazione che stabilisce come e quando comunicare, utilizzando tutti i canali a disposizione, dal sito web alle app, dai video ai podcast, senza dimenticare i social media. 

Messaggi imparziali, appropriati, di facile lettura e con rispetto verso i principi di dignità umana (si pensi ai casi in cui vi sono delle vittime, non dare dettagli che possano servire solo a soddisfare una curiosità negativa).

Medium

Su chi può comunicare la Giustizia, il CEPEJ indica tutte le istituzioni e gli uffici giudiziari, comprendendo i PM e gli avvocati, se la situazione lo giustifica. Ma con un avvertimento:

"Il vantaggio della comunicazione proveniente da singoli giudici e pubblici ministeri è che essi hanno familiarità con gli argomenti in discussione. Lo svantaggio risiede nel rischio di comunicazione incoerente da parte delle istituzioni giudiziarie di cui sono membri e l'utilizzo di diverse pratiche personali. Queste diverse pratiche individuali minano la coerenza della comunicazione giudiziaria e espongono i media a difficoltà inutili. Questa situazione alimenta una critica non necessaria nei confronti del sistema giudiziario".

Allora chi può essere all'altezza della situazione?

Professionista

Saper comunicare è una professione. 

Anche l'ENCJ, la Rete dei Consigli di Giustizia europei, in un Report dedicato all'immagine e alla percezione pubblica della Giustizia, ha affrontato il tema della comunicazione giudiziaria suggerendo la nomina come «spokeperson» di giudici con specifica formazione in comunicazione e l'istituzione di un Dipartimento specializzato che impieghi professionisti della comunicazione.

Rientra nella volontà di rendere accessibile e trasparente l'attività della Giustizia amministrativa, dotarsi di un interlocutore autorevole che mantenga relazioni stabili con i mass-media e che pianifichi la comunicazione, partendo dal monitoraggio costante dell'immagine e della percezione che l'esterno ne avrà. 

In poche parole: tempestività, correttezza e chiarezza.

Comunicare la Giustizia, la guida pratica